L'Eugubino
Copertina

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E. Cricchi
I Ceri in Via dei Consoli (coll. priv.)

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(*)
Attenzione!
Il Palio, oggi, ha luogo in Piazza della Signoria (Piazza Grande) ogni
ultima domenica di Maggio.

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I Ceri e la Balestra nel
1936
di
Fabrizio Cece
|
Il
13 ottobre 1936 la Direzione Generale dell 'Opera Nazionale Dopolavoro
richiese alle varie sedi provinciali un articolo panoramico sulle feste
popolari che si organizzavano nei vari comuni. Il Dopolavoro perugino
rivolse analoga richiesta al podestà di Gubbio Lamberto Marchetti. Il
16 ottobre l'avvocato Marchetti inviò a Perugia una sua descrizione
della Festa dei Ceri e del Palio della Balestra. Non mancando in essa
alcuni elementi di curiosità, se ne riporta l' intera trascrizione.
La
Festa dei Ceri e la gara dei balestrieri a Gubbio. Gubbio è fedele
custode delle sue tradizioni, di cui la prima è la festa dei Ceri che
si celebra ogni anno il 15 Maggio. E' una giornata di medio evo che
rivive, dove la suggestione è accresciuta dallo scenario meraviglioso
che nulla ha perduto col volgere dei tempi. A distanza di giorni, si comincia a creare come un'atmosfera nuova tanto
l'antichissimo rito fa parte dell'anima e del sangue di ogni eugubino...
La più bella gioventù della città e delle campagne fa a gara per
portare i Ceri che sono grandi torri di legno poligonali strozzate in
mezzo ed infisse su barelle. Ogni cero è affidato ad una diversa
corporazione di arti e mestieri: ai muratori e scalpellini il Cero di
Sant'Ubaldo, ai merciai quello di San Giorgio, ai contadini quello di
Sant' Antonio; le immagini dei Santi sono collocate in cima a ciascun
Cero. Vestono i ceraioli pantaloni bianchi, camicia gialla, azzurra e
nera a seconda del Cero, hanno larghe sciarpe alla cintura e in capo un
rosso fez alla bersagliera. Sono agli ordini del primo Capitano che
porta una divisa corruscante di ori dalla feluca piumata; gli è
appresso il secondo Capitano, che non lo lascia un istante: egli veste
il costume dei ceraioli, con qualche lieve differenza e, come il primo,
cinge una lucente spada. Caracolla presso di loro un' Araldo, anch'esso
assai elegantemente equipaggiato, che ripete con la lunga tromba
indrappellata un caratteristico ritornello...
Il primo rito del 15 Maggio è la sveglia che i tamburi suonano alI'
alba per i Capitani. Più tardi la campana maggiore del Palazzo dei
Consoli, che la tradizione vuole fusa in bronzo e oro, comincerà a
effondere la sua voce possente e le strade si popoleranno di cittadini e
di forestieri in mezzo ai quali le camicie ed i berretti dei ceraioli
metteranno vivaci note di colore...
Alle undici v'è il pranzo dei ceraioli
e a mezzogiorno quello delle autorità e degli invitati. Il pubblico è
ammesso, prima che giungano i commensali a visitare le tavole,
scintillanti di cristalli, colme di fiori. Finito il loro pranzo, i
ceraioli scendono ed alzano il Cero.
I tre Ceri infatti sono stati disposti orizzontalmente in una vicina
grande corte. Sale tra le stanghe delle barelle il Capodieci -sorte di
caposquadra -e lancia una brocca d' acqua...
La brocca va in frantumi ed allora, in un attimo,
i Ceri sono sollevati come piume dalle spalle erculee dei portatori e
comincia la corsa per la città a fare come si dice la mostra. Non vi è
meta, si ripetono le classiche girate o birate avanti le abitazioni
delle personalità più in vista, sino a che i tre Ceri, allineati e
appoggiati a caratteristici sostegni vengono deposti nella Via Savelli
Della Porta...
A vespro esce dalla Cattedrale la
processione e quando essa giunge sull'incrocio di Via Savelli con Via
Dante i Ceri sono stati già sollevati e attendono la benedizione del
Vescovo. Appena questi compie il rito, avviene uno spettacolo
indimenticabile. Una folla immensa si precipita per la ripida scesa:
cittadini, forestieri, uomini di ogni età e di ogni condizione
precedono i Ceri: essi appaiono in un mare immenso di teste quasi alberi
di una nave: galoppa avanti il primo Capitano che leva in alto la spada
e 10 segue I' Araldo. La corsa è sempre più vertiginosa: il Corso
Garibaldi, Via Cairoli, Piazza Vittorio Emanuele, il quartiere di San
Martino vengono attraversati in un attimo, sino a che i Ceri sostono
all'imbocco di Piazza della Signoria che intanto si è gremita di
pubblico. Vi è solo lasciato libero uno spazio circolare limitato da
filo spinato. La campana maggiore suona a distesa, il fragore si eleva
dalla moltitudine immensa. I due Capitani fendono la calca e si recano
al Palazzo Pretorio a rendere omaggio al Podestà: ne ricevono il saluto
e riprendono il loro posto. Suona I' Araldo ed ogni rumore tace: il
Podestà si affaccia al balcone ed agita un drappo bianco: è il
segnale. I tre Ceri preceduti dai Capitani, compiono di gran corsa, per
tre volte, il giro di Piazza della Signoria. Poi, traversato un
breve tratto di Via xx Settembre, attaccano la salita di Monte Ingino e
raggiungono in una brevità di tempo che sembra impossibile la Basilica
di Sant'Ubaldo. Qui come dicevo sono deposti i Ceri; le Statue dei tre
Santi collocate sulla barella vengono riportate in città, fra le luci
della fiaccole, mentre alle voci e alle grida incomposte succedono i
canti della religione e nel cielo si accendono le prime stelle.
Altra
tradizione che Gubbio gelosamente conserva è quella del Tiro della
Balestra, che ha luogo ogni anno il 18 Maggio (*)
ed ha origine da tempi
remotissimi. I balestrieri formavano infatti nei secoli in cui ogni
cittadino era soldato le Associazioni dei Ballistari, che avevano lo
scopo di addestrare e di allenare gli iscritti al tiro della Balestra.
La Magistratura, non solo faceva oggetto di speciale cura l'istituzione,
ma ne regolava l'attività. Anche oggi si seguono con scrupolo le
antiche regole. La gara si svolge sempre in Piazza della Signoria.
Prima
del tiro i balestrieri, come un tempo si recavano nella Cancelleria,
oggi vanno nella Segreteria Comunale e prendono il loro numero d'
ordine. Ai tocchi della campana maggiore del Palazzo dei Consoli la
folla comincia ad affluire e prende posto dal lato della Piazza. Si
riempiono le gradinate e le finestre degli edifici vicini. Il bersaglio collocato sulla facciata del Palazzo Pretorio ha al centro
un cilindro sporgente detto tasso. Tirano per i primi i capibanco, poi,
secondo l'estrazione dei nomi i balestrieri. Le balestre sono in genere
le antiche balestrie d'assedio; la corda è incroccata da un martinetto.
Il tiratore si pone a cavalcioni sopra il banco, poggia la parte
centrale dell'arco su di un apposito sostegno, il fusto spalla e prende
la mira valendosi di un apposito sistema di diaframmi collocati sull '
asse dell ' arma. Si vedono dei tiri straordinari, a quarantacinque
metri vi è chi colpisce nel centro che è del diametro di pochi
centimetri.
Il pubblico applaude i tiri ben riusciti e disapprova senza misericordia
quando le frecce non raggiungono il bersaglio. Questo alla fine della
gara viene portato innanzi al Podestà, che come un tempo il
Luogotenente, proclama i vincitori. Colui che ha compiuto il miglior
tiro riceve un premio in danaro corrispondente all'antica moneta, ed
espone per un giorno nella sua casa la bandiera dei balestrieri. Il
secondo vincitore ha diritto di conservare sino all'anno seguente il
bersaglio con le frecce infisse. Dopo la proclamazione i vincitori sono
accompagnati alle loro abitazioni, giusta quanto gli statuti stabilivano
-a suon di trombe e tamburi salutati dagli evviva della folla. Allorché
nel 1808 Gubbio entrò a far parte del Regno Italico, Napoleone proibì
il tiro della balestra: concesse però che fosse ripristinato nel 1811
in occasione delle grandi feste che celebrarono la nascita del Re di
Roma.
Da
L'Eugubino pagg. 07,08,09 e 10 - Anno LIII, n.2 |
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Considerazioni
a margine dell'inaugurazione del balipedio di
Alfredo Morelli |
Domenica
21 aprile. Si inaugura il nuovo campo di allenamento della Società
Balestrieri di Gubbio, dottamente denominato "balipedio",
ubicato, come da tradizione, sulla riva sinistra del corso superiore
del torrente Cavarello, poco sopra la Porta Romana. Anche la natura
sembra partecipare alla gioia del momento: il torrente anima lo sfondo
con una inconsueta cascatella d' acqua, i lecci stormiscono dalle
pendici del Monte Ingino, sulla scarpata a destra occhieggiano i
ciclamini selvatici e un vento fresco muove veloci nuvole nel cielo e
fa garrire il nastro tricolore teso attraverso l' ingresso della
piattaforma di tiro. Al di là del doveroso plauso alla Società
Balestrieri per la tenacia e l' impegno profusi in questa
realizzazione, che le assicura continuità di formazione e allenamento
in condizioni di assoluta sicurezza, due considerazioni connotano in
senso fortemente positivo questa nuova struttura. Prima di tutto la
estrema cura per i dettagli: tutto, fin nei più umili e minuti
particolari rivela l'amore e la passione con cui i balestrieri hanno
lavorato per costruire il "loro" campo di tiro. Staccionate,
illuminazione, piattaforma, bersagli mostrano una qualità
assolutamente superiore sia nella scelta dei materiali che nella posa
in opera, a riprova, ove ve ne fosse bisogno, che l'impegno
volontario, quando è sorretto da forti motivazioni ideali, riesce a
giungere ben oltre il limite dove normalmente si ferma il soldo. In
secondo luogo, come giustamente sottolineato negli interventi del
Sindaco Goracci e dell' ex presidente della Comunità Montana
Biancarelli, il forte effetto di riqualificazione del tessuto urbano
che questa nuova struttura, posta a ridosso del centro storico, ha
prodotto. La creazione di un'area verde attrezzata di alto pregio e
finalizzata ad attività al contempo ricreative e culturali in un
luogo che altrimenti sarebbe destinato all' incuria costituisce un
esempio piccolo, ma significativo di come si possa, a Gubbio,
rinnovare e rivitalizzare le aree della città che più hanno sofferto
dello spopolamento e dell' abbandono senza ricorrere necessariamente
all'asfalto ed al cemento. Ancora una volta il connubio fra impegno
civile e sensibilità delle Istituzioni ha dato buoni frutti e donato
alla Città un altro piccolo gioiello.
Da
L'Eugubino pag. 30 - Anno LIII, n.2 |
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