Gli
appuntamenti folcloristici estivi, con le polemiche e i riscontri che
ne sono seguiti, hanno riproposto il problema dell'immagine e della
valorizzazione della nostra città. Un problema di cultura, prima che
di organizzazione.
Feste di serie A e di serie B. La
Festa dei Ceri è la Festa dei Ceri; quasi a voler dire che i Ceri
sono di serie A e il resto... D'accordo, giusto esserne orgogliosi, ma
fino ad un certo punto. Intanto c'è da sciogliere un madornale
dilemma: nel tepore delle nostre mura ci innalziamo a deprecare la
pubblicizzazione della Festa dei Ceri. "I turisti non servono,
anzi impicciano", si sente dire. Fuori, intendiamo dire
lontano da Gubbio, se c'è da magnificare la nostra città si cade
inevitabilmente sul fascino e sullo spettacolo dei Ceri, sugli "eugubini
matti", sull'unicità di una festa che si perpetua da secoli.
Vogliamo o no che questa straordinaria giornata sia anche (e
ripetiamo, anche) un biglietto da visita per la nostra città? Non per
attirare turisti e forestieri il 15 maggio (non ce n'è bisogno); ma
per portarceli tutto l'anno. Come fa il Palio di Siena; sì, proprio
il Palio. Che raduna decine di migliaia di persone per due giorni
all'anno, ma ne richiama molti di più negli altri 363, solo per il
gusto di mettere piede in Piazza del Campo, o per visitare i piccoli
affascinanti musei delle contrade, dove foto, immagini, cimeli
ricordano le antiche edizioni della corsa. Lo vogliamo davvero? Perché
sta in questo, probabilmente, il confine tra feste di serie A e di
serie B. Nel saper proporsi anche fuori del proprio guscio, nel saper
superare I'atavico immobilismo mentale per cui "si sta tanto
bene da soli", ma non si realizza che in realtà ci si vuol
solo proteggere da possibili confronti con l'esterno. Ma come fare? Un
input: iniziamo a muoverci per far sì che la nostra Festa -già la
nostra, cioè di tutti, e non solo di pochi "notabili"
trovi una vetrina di grande risalto. La tv, ad esempio. Ha mai pensato
qualcuno ad adoperarsi per avere la diretta Rai, o Fininvest? Se
Canale 5 l'anno scorso ha organizzato 12 ore di diretta da Siena,
perché non lo si potrebbe proporre per Gubbio (basterebbero anche tre
ore)? Fantasie? Non esistono "canali preferenziali"?
Ci risulta che il ministro dei Beni Culturali e del Turismo sia Walter
Veltroni: non certo un estraneo dalle nostre parti. In tanti hanno
barrato il suo nome, il credito c'è.
Palii e autogol. C'è poi
questo luogo comune per cui "il Palio della Balestra è noioso"
e il "Torneo dei Quartieri serve a mandare alla sfilata il
figlioletto": tanto è la vigilia di Ferragosto. Se poi c'è
il cugino di Roma, fa niente: un vestito si trova anche per lui. Siamo
sicuri che si tratti solo di "mascherate"? Che non ci
sia qualcosa in più che dia vita, risalto e valore a queste
manifestazioni? Qualcuno dovrebbe riflettere, a lungo. Gli
Sbandieratori sono, I da quasi trent' anni ormai, uno spot di
eccezionale contenuto spettacolare per la nostra città. Quanta gente
avrà avuto l'input di venire dalle nostre parti, ammirando il "fiocco"?
Quanti avranno chiesto cosa erano quegli strani simboli sulle
bandiere, e avranno sentito parlare di "Tavole Eugubine"?
Sono solo "mascherate"? E quanti hanno conosciuto la
balestra e poi Gubbio? O ammirato la precisione dei balestrieri, nella
sfida con Sansepolcro o nel Torneo Nazionale, appassionandosi per la
nostra città e la sua tradizione secolare? Sono solo "mascherate"?
La verità è che forse non ci rendiamo conto di avere in mano un
patrimonio di inestimabile valore. Al contrario dei Ceri. sempre
considerati di serie A senza che facessimo nulla per dimostrarlo i
Palii sono stati catalogati come festicciole di serie B. Roba da pochi
intimi, giusto per staccare 20.000 lire ad un turista. Tutto questo,
scusate, non ha senso. E' un autogol. Non ha senso che una città che
da secoli vede perpetuare incorrotta l'arte
della balestra, snobbi così le proprie manifestazioni. Non parliamo
solo di pubblico. Il problema investe istituzioni e associazioni (e la
Pro Loco, se ancora esiste) la stessa Società Balestrieri non ha
saputo in tanti anni trovare elementi di distinzione tra le due
edizioni (Palio della Balestra e Palio dei Quartieri) contribuendo a
"mischiare" le carte e a rendere più importante il
secondo, a dispetto della tradizione. E non ha saputo finora attivare
con le altre società confederate una collaborazione per dare maggior
risalto al Torneo Nazionale (basterebbe una lotteria, delle tante che
ci sono). Veniamo al fattore tradizione. Fioriscono come margherite
altre società balestrieri, che copiano (le virgolette non servono)
letteralmente quello che si fa a Gubbio, o Sansepolcro o S.Marino.
Copiano, perché tanto sanno che nessuno glielo può impedire, tanto
per i turisti fa lo stesso. Che differenza fa vedere il Palio della
Balestra di Gubbio o la sfida della balestra di Morano Osteria?
Nessuna, dal momento che per affermare e diffondere l'autenticità
della prima non si muove nessuno.
Proposte senza pretese.
E' una questione di cultura,
abbiamo detto all'inizio. Cultura, che significa comprendere il valore
della tradizione. Se la Società Balestrieri ha avuto i locali
inagibili e gli Sbandieratori non hanno avuto sede per "allenarsi",
un motivo c'è. Se tante sagre, festicciole, raduni paesani, con
stands gastronomici, fuochi d'artificio e ruota della fortuna, se la
passano meglio, un motivo c'è. Precisiamo, non si vuole condannare
queste ultime, che hanno pieno diritto di essere: ma a ognuno il suo.
Il Quartiere di S.Pietro ha destato scalpore, rifiutandosi di andare
in Piazza Grande, non stiamo a discutere se hanno fatto bene o no.
Pensiamo al fatto che il malessere c'è. Che l'assenza è diventata un
messaggio, un allarme. Sintomo di una grande insofferenza. Una
proposta? Lavoriamo per identificare e distinguere i Palii: il Palio
della Balestra, nella sua essenzialità, va arricchito. Non di
contenuti ma di forma (serve anche quella), senza fermarsi ai banali
ostacoli dovuti al "periodo ceraiolo". Mentre il
Palio dei Quartieri potrebbe subire più modifiche (ha meno
tradizione) e ad esempio diventare il momento culminante di una intera
settimana di "giochi medioevali" di cui Gubbio ha
documentate radici. C'è bisogno, insomma, di una regia: di un
qualcuno o un qualcosa che programmi la manifestazioni, preveda una
"scaletta" delle fasi ben distinte, cerimonie
motivate, con un contorno adeguato. Banalità? Più che altro,
proposte senza pretese. Pensiamoci. Quanto ai Ceri, beh, la festa è
sui generis. Difficile in questo caso parlare di regia perchè è
ormai festa di massa. Ma l'intervento è necessario: non per svilire,
però; non per tagliare, ma per arricchire. Per testimoniarne la
continuità (pensiamo a musei, a mostre fotografiche, a iniziative di
contorno). Chi ha fatto ciò che ha fatto negli anni' 50 Mario Rosati
& C. ha agito non solo per il bene della Festa, ma anche per
valorizzarne l'immagine, fuori del contesto eugubino. Brillanti
precursori, diventati purtroppo profeti nel deserto.
La rivincita dei Balestrieri. Ancora
Rodolfo Radicchi: dopo il primo posto al Torneo Nazionale della
Balestra del '95, il balestriere eugubino ha fatto centro. Con un tiro
impeccabile ha vinto il Palio di Sansepolcro, riscattando una stagione
della Società Balestrieri decisamente sotto tono in fatto di
risultati: perso malamente il Palio di maggio e quello nazionale
giocato in casa, gli eugubini si sono rifatti con i primi tre posti a
Sansepolcro. Dietro a Radicchi i nostri Angeloni e Mencarelli.
Da
Gubbio Oggi pagg. 27e 28 - Anno VI, n.7 |