
Gubbio Oggi
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Una Piazza all'
"eugubino" Frondizi di
Lucia Ambrogi
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Dietro
la spinta dell'ambasciatore argentino a Roma, Felix Borgonovo e di
alcuni , soci del Rotary Club di Gubbio, l'amministrazione di Gubbio,
ha voluto intitolare la piazza antistante il Centro Santo Spirito ad
Arturo Frondizi, un illustre concittadino, primo figlio di emigrati ad
essere eletto Presidente dell' Argentina. Durante la cerimonia è
stato presentato il libro "Arturo Frondizi, le radici eugubine,
la vita, l' impegno in terra argentina" scritto da Maria Vittoria
Ambrogi, Giambaldo Belardi, Giancarlo Sollevanti, edito dal Rotary
Club di Gubbio che ha voluto così approfondire e valorizzare le
origini eugubine di Arturo Frondizi e i legami che egli ebbe con la
nostra terra. Nel
libro, da cui sono tratte le foto e le notizie riportate in questo
articolo, è anche raccontata la visita che Frondizi fece a Gubbio il
16 giugno 1960 durante la sua
visita ufficiale in Italia.
Nell'
occasione
gli venne conferita la cittadinanza onoraria dal sindaco Giuseppe Bei
Clementi che disse "La città di Gubbio vi accoglie con sommo
orgoglio e fierezza e vi annovera
con la concessione della cittadinanza onoraria fra gli uomini che nei
secoli le hanno dato lustro e decoro nella politica delle armi, nelle
arti e nelle scienze".
Frondizi, presidente di una nazione di venti milioni di abitanti,
rispose: "Ricevete, attraverso il mio commosso saluto,
l'abbraccio cordiale e riconoscente di quanti in Argentina devono
all'impegno, all'industria e allo sforzo italiani quel qualcosa che
alla loro vita ha conferito bellezza, bene, verità. Eugubini, che
Sant'Ubaldo vi benedica".
Gli eugubini lo accolgono con entusiasmo, con
sincero affetto in una manifestazione festosa. In suo onore viene
allestita una esibizione dei Balestrieri e lui stesso si siede al
banco di tiro e scocca una freccia che finisce molto vicino al
tasso.
Il 17 giugno, dopo aver recato omaggio all'amato e mai dimenticato
Patrono, assiste con vivo interesse alla corsa dei Ceri Piccoli.
Gubbio ha voluto così onorare un cittadino illustre: "Una
figura di politico-intellettuale raro e di grande caratura. Un uomo di
grande realismo, determinazione, lungimiranza, amore per il bene
comune che ha sempre lottato per la libertà contro la dittatura".
Da
Gubbio Oggi pag. 24 - Anno IX, n.9 |
Origini
e Storia della Balestra di
Eugenio Procacci |
I
balestrieri di Gubbio hanno
consolidata fama di essere
non solo abili tiratori nel centrare il "tasso", ma anche
abili costruttori della propria balestra. Bravi dal banco di tiro,
maestri nel preparare e nell'assemblare l'antica regina delle armi
medioevali. Questo aspetto è di grande importanza perché consente ai
balestrieri eugubini una conoscenza ed un uso più articolato e
completo dell'arma in dotazione.
Il raggiungimento di questo alto livello tecnico postulava un adeguato
arricchimento culturale per incrementare nei balestrieri la
consapevolezza storica del loro ruolo. Per questo il Consiglio
Direttivo della Società Balestrieri, presieduto da Ubaldo Orlandi, ha
voluto offrire a tutti i soci la possibilità di conoscere ed
approfondire le origini e la storia della balestra e dei balestrieri
nella nostra città.
Ha
lavorato per colmare questo vuoto la ricercatrice Patrizia Biscarini
che in una conferenza dal titolo: "La
balestra a Gubbio tra il XII e XV secolo. Da arma terribile e
mortifera a strumento di pacifiche e abili gare di tiro",
ha presentato il lavoro in occasione della "Giornata del Balestriere"
organizzata il 23 ottobre scorso. Le prime balestre arrivarono in
Europa dal levante, i primi ad usare quest'arma con perizia furono i
balestrieri delle repubbliche marinare di Genova e Pisa. Non si hanno
ancora certezze sulla origine della balestra a Gubbio, dando per
scontata la credibilità di Greffolino Valeriano, nel tramandarci la
partecipazione di truppe scelte eugubine alla prima e alla terza
crociata (1096, 1189), quest'arma micidiale era sicuramente conosciuta
anche se non diffusa tra le milizie cittadine e si può supporre che
la magistratura comunale ne disponesse per la difesa della città.
La prima testimonianza arriva da una Bolla pontificia in cui Gregorio
IX, il 4 maggio 1234, richiede al Podestà ed al popolo eugubino un
manipolo composto da 30 militi e altrettanti balestrieri.
"Alla metà del secolo XlII - è detto dalla Biscarini -
la balestra è un 'arma consueta della fanteria degli eserciti d'ltalia:
* per essere usata proficuamente è sottinteso un lungo esercizio; *
nasce l'esigenza di formare specialisti e professionisti; *si sviluppano
tecniche militari per chi deve difendersi dai dardi".
L'importanza data a quest'arma nel Libero Comune d' Agobio è
dimostrata dal fatto che chi veniva eletto Capitano del Popolo era
tenuto a lasciare al Comune una balestra "de osse" del
valore di 8 libbre ra- vennafi; mentre chi era scelto come Podestà\
una balestra "de osse" e "bona" del
valore di 10 libbre ravennati. La considerazione dei balestrieri
crebbe a tal punto da giustificare la nomina di un Connestabile con il
compito di comandare tutti i balestrieri preposti a difesa e custodia
della città, del contado e del distretto.
Che il sec. XIV sia stato importante per la balestra deriva
dall'origine del Palio che, secondo alcune interpretazioni è da farsi
risalire agli inizi del secolo con la disputa di gare finalizzate
all'allenamento degli armati e con l'istituzione delI' Università dei
Balestrieri: una vera e propria corporazione dedita al tiro con la
balestra.
Il successo di quest'antica arma continuò fino alla metà del XV sec.
quando iniziò il suo declino sostituita dagli "schioppetti"
favoriti dalla diffusione della polvere da sparo.
L'iniziativa della Società Balestrieri rappresenta il primo passo di
un percorso che deve portare, con la collaborazione di tutte le
autorità cittadine, verso lo studio sistematico di questa nobile arte
legata alla storia secolare della nostra città.
Da
Gubbio Oggi pag. 26 - Anno IX, n.9 |
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